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  • Immagine del redattoremichemar

Brooklyn (2015)

Aggiornamento: 12 set 2023


Brooklyn

UK/Canada/Irlanda/Belgio 2015, drammatico, 1h57'


Regia: John Crowley

Soggetto: Colm Tóibín

Sceneggiatura: Nick Hornby

Fotografia: Yves Bélanger

Montaggio: Jake Roberts

Musiche: Michael Brook

Scenografia: François Séguin

Costumi: Odile Dicks-Mireaux


Saoirse Ronan: Eilis Lacey

Emory Cohen: Antonio "Tony" Fiorello

Domhnall Gleeson: Jim Farrell

Jim Broadbent: Padre Flood

Julie Walters: Madge Kehoe

Eva Birthistle: Georgina

Jessica Paré: Miss Fortini

Fiona Glascott: Rose Lacey


TRAMA: Nei primi anni Cinquanta, la giovane irlandese Eilis Lacey emigra a Brooklyn, dove - a differenza di quanto le accadeva nella sua piccola città natale - ha l'opportunità di trovare un lavoro e l'amore di un italo-americano. Quando una tragedia familiare la riporta in Irlanda, Eilis si ritrova a essere totalmente assorbita dalla sua vecchia comunità e con uno scapolo pronto a corteggiarla. Rinviando ripetutamente il suo rientro in America, si ritroverà a dover scegliere tra due uomini e due Paesi tra loro molto diversi.


Voto 7

Siamo in tempi di aspri dibattiti politici in merito alle migrazioni di molti individui dalle zone in guerra e di fame verso il ricco occidente, spesso dimenticando che i flussi migratori ci sono sempre stati, talvolta in misure minime altre in modo biblico, lungo tutta la Storia dell’umanità. Esodi di popoli tra nazioni, tra continenti, come era già successo agli europei (tra cui centinaia di migliaia di italiani) verso la terra promessa d’oltreoceano. Il cinema non ha mai trascurato questo fenomeno antropologico, realizzando non poche volte veri capolavori (uno dei miei film preferiti è America! America! del grande Elia Kazan, oggi conosciuto come Il ribelle dell'Anatolia). Il fenomeno è perennemente stato un topoi cinematografico che si ripete nel tempo e ogni tanto i film ce lo riportano alla memoria. E per andare dove, poi? In una nazione nata con l’invasione di una massa enorme di emigranti che desideravano un pezzo di terreno nell’Ovest abitato fino allora dai Nativi, un popolo, i pellerossa, che fu cancellato dalla faccia della terra, prima sconfitto con le armi da fuoco, poi confinato nelle riserve. Un popolo annientato dall’invasione di gente che arrivava da lontano.

Tra i tanti che prendevano la nave a vapore per espatriare nel Nuovo Mondo c’erano anche tanti irlandesi (altra colonia numerosissima che ha popolato quelle terre), uomini e donne, tutti alla ricerca di una vita migliore. Non è mai cambiato nulla, vero? Per tradurlo in immagini, ecco allora che dall’omonimo romanzo di uno scrittore appunto irlandese, Colm Tóibín, il regista connazionale John Crowley gira un bel film che racconta uno dei tanti tentativi di ricerca di felicità americana. È un racconto delicatissimo, come l’interprete principale, Saoirse Ronan, viso angelico perfetto per farci immaginare il tormentato racconto. La sua splendida, fragile ma determinata Eilis Lacey è una timida ragazza irlandese, come descritta nel romanzo e poi ripresa dalla sceneggiatura di Nick Hornby, il quale è chiamato anche a decidere come sbilanciare la storia sentimentale della ragazza tra il fidanzato italiano, Antonio, conosciuto a Brooklyn e la educata corte di Jim un giovane di buona famiglia benestante del paese di origine.

Succede quando Eilis, un po’ per il suo futuro e un po' spinta dai conoscenti, decide di lasciare la patria per trovare un futuro in America. Il viso ovale della bella Saoirse sa ben descrivere i vari stati d'animo che la dilaniano: la scelta di vivere tra le strade che ama, con la mamma e nel suo ambiente oppure nella nazione che offre più opportunità, nasce il dilemma di preferire il giovanotto italoamericano che ha incontrato lì oppure il rosso irlandese così gentile e premuroso, che gli assicura l’agiata permanenza nella sua terra amata. Eilis soffre, mentre si offre con generosità agli altri così come è sempre stata suo costume, ma la vita è così, prima o poi devi scegliere, e con dolore e tanti dubbi devi abbandonare una delle due strade. Alternando le sequenze romantiche e le simpatiche situazioni che si creano nella pensione americana dove ha trovato una stanza assieme ad altre ragazze come lei, seguiamo le vicissitudini della giovane emigrata, il processo di ambientamento, gli studi di economia che tanto la attirano e l’attrazione verso il giovane idraulico italoamericano delicato, garbato e sorridente proprio come lei. Ma si sa, la vita va come deve andare e quando succede un grave evento in Irlanda, Eilis deve rientrare di corsa a casa, giusto il tempo necessario, pensa lei, per tornare subito dopo in America. Il destino però non permette sempre di adottare le scelte desiderate: le cose vanno diversamente e il bel rosso Jim che la corteggia nel suo paesino prova a trattenerla prospettandole una vita agiata nella bella villa di famiglia. Eilis deve capire meglio la sua vita e prendere la sua strada, è davanti a quel bivio che ogni persona prima o poi incontra sulla via. La mente è a Brooklyn, il corpo in Irlanda, il cuore pensa a risalire sul ponte della nave per rivedere la Statua della Libertà newyorkese, gli affetti la trattengono, Antonio l’aspetta, Jim la invita. Deve decidere.

Più che di formazione, è un racconto di maturazione, di presa di coscienza della propria vita, tutto sulle spalle di un’attrice che sta maturando di film in film, anche se dà sempre l’idea di rimanere una ragazzina. Sarà quel suo viso, saranno i ruoli che le abbinano, ma Saoirse Ronan rimane un’attrice ineccepibile per i suoi personaggi. Intorno a lei girano un inaspettato Emory Cohen (a cui avevo pronosticato una carriera da maledetto sbandato ed invece eccolo qui a fare lo sdolcinato e anche se mi sorprende vedo che se la sa cavare) nei panni dell’idraulico e il simpaticissimo, lungagnone, rosso, figlio d’arte Domhnall Gleeson, l’irlandese in patria. Nel frattempo, la regia di John Crowley sembra interferire poco con la storia (il regista ha poca esperienza e scarsa mano per dare delle serie svolte), come se la matrice letteraria pesi troppo nell’intervento del regista, ingessandolo. Lui ha preferito lasciare che il melodramma seguisse il suo canone, pieno di tutte le caratteristiche del caso: le malattie, le ingiustizie della vita, il doppio amore, il Nuovo Mondo, gli affetti della terra natia, l'indole decisa ma molto femminile della protagonista, dolce, riflessiva e indecisa. La fortuna del film è il buonissimo trio di attor giovani che caratterizzano bene l’opera, più della regia, che ha comunque il merito di alcuni fotogrammi che rimangono nella mente. Si poteva certo fare di più, perché il racconto si offre particolare e si rivela interessante, anche se mai appassionante, come a voler rispettare la sua delicatezza e quella dei tre personaggi. Un melodramma sì, ma ben dosato.


Riconoscimenti

2016 - Premio Oscar

Candidatura per il miglior film

Candidatura per la miglior attrice protagonista a Saoirse Ronan

Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale

2016 - Golden Globe

Candidatura per la miglior attrice in un film drammatico a Saoirse Ronan

2016 - BAFTA

Miglior film britannico


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