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It Comes at Night (2017)


It Comes at Night

USA 2017 horror 1h21’


Regia: Trey Edward Shults

Sceneggiatura: Trey Edward Shults

Fotografia: Drew Daniels

Montaggio: Matthew Hannam, Trey Edward Shults

Musiche: Brian McOmber

Scenografia: Karen Murphy

Costumi: Meghan Kasperlik


Joel Edgerton: Paul

Christopher Abbott: Will

Riley Keough: Kim

Carmen Ejogo: Sarah

Kelvin Harrison Jr.: Travis

Griffin Robert Faulkner: Andrew

David Pendleton: Bud


TRAMA: Sicuro all'interno di una casa desolata mentre una minaccia innaturale terrorizza il mondo, un uomo ha stabilito un esile ordine domestico con la moglie e il figlio, ma la sua volontà verrà presto messa alla prova quando una giovane famiglia disperata arriva in cerca di rifugio.


Voto 7


Quando per ipotesi immaginiamo una Terra in cui scarseggiano i beni primari per la sopravvivenza del genere umano, in primis cibo e acqua, quando in queste condizioni si crea la situazione ideale per un mondo di terra di lupi, allorquando ogni altra persona aldilà della propria stretta famiglia diventa non un avversario per il procacciamento di quei beni primari ma un vero nemico che se si avvicina può far del male e quindi va eliminato, ebbene in questo apocalittico scenario ogni uomo diventa un soldato di se stesso e combatte una guerra senza limiti e condizioni per proteggere sé e i propri cari. Se poi, a maggior pericolo, il mondo si è spopolato e vive barricato, magari meglio se isolato a causa della diffusione di un virus mortale a cui non si può porre rimedio, beh, allora ogni angolo, ogni luogo è un campo di battaglia. È un’ipotesi sciagurata e lontana ma il virus maligno che stiamo vivendo dall’inverno del 2020 a causa del Covid19 (che sia stramaledetto) ci ha relegati nelle case con il terrore di essere avvicinati da gente infetta, persino da persone con cui il giorno prima ci fermavamo a chiacchierare e prendere un caffè. Queste considerazioni sono l’introduzione per il film di Trey Edward Shults, giovane regista texano, in cui si intuisce immediatamente che la trama si sviluppa in una desolata situazione come appena descritta: una casa isolata nel bosco dove vive una piccola famiglia. Il papà Paul, la moglie Sarah e il figlio diciassettenne Travis.


Una porta rossa, un tavolo di legno, un mostro invisibile che condiziona la vita delle persone. Viene di notte, come dice il titolo? Mah, è l’impressione che si prova. È fuori, nel bosco, con le persone sconosciute che si avvicinano, non dà scampo, causa una morte con sofferenze. Di giorno c’è la luce, si ha meno timore, ma col buio conviene sbarrare l’unica porta che dà accesso alla casa, dopo aver fissate assi sulle finestre e le altre porte. La notte mette paura, da sempre, e forse è quando i pericoli non si sa se aumentano in quelle condizioni, ma così vengono percepiti.

La porta colorata di rosso è il passaggio verso l’Ade, è il varco che segna il confine tra la protezione che offre la casa e i pericoli di fuori, peggio se nel buio notturno. Da lì vengono i rumori di un intruso che è riuscito a penetrare in quella specie di bunker di legno. È Will, anche lui in cerca di cibo e acqua per la giovane moglie Kim e il piccolo Andrew, ormai senza riserve. Chi cerca di sfondare quella porta è sicuramente un potenziale nemico o peggio ancora un portatore del virus. Al contrario, se si esce da quella ci si deve proteggere per non rimanere contagiato in caso di incontri indesiderati. Quella porta rossa è una demarcazione tra la vita protetta e la morte in agguato.

Il tavolo non è solo dove si consumano i pasti: è principalmente un luogo dove si discute il da farsi e dove si prendono le decisioni più importanti. Il regista lo inquadra sempre in lungo, con una ristretta panoramica sui presenti, visione che ci permette di controllare il viso di ognuno e le espressioni che li animano. Il male invisibile che attacca, una porta, un tavolo. Ciò che domina non è un demone tangibile, non è un nemico mortale che puoi uccidere, no: è la paura. È la paura verso l’altro. Tutti gli altri sono potenzialmente contaminati e quindi pericolosi. Se Paul e Sarah sono ben organizzati e riescono a condurre una vita sì isolata ma di routine sopportabile, Travis ha serie difficoltò ad addormentarsi. Ogni notte segna l’inizio o di insonnia o di incubi ricorrenti, soprattutto da quando ha visto morire il nonno a causa del virus. Il suo corpo, pericoloso al massimo per la sopravvivenza del resto della famiglia, Paul l’ha preferito bruciare, tanto la riserva di carburante è evidentemente consistente. Le pile delle torce le ricaricano con l’energia solare, l’acqua è abbondante per via di un pozzo, il cibo non manca, per il fuoco e il riscaldamento c’è un bosco intero come riserva di legna. L’importante è che nessuno si avvicini o che cerchi di entrare in casa. E questo succede appunto con Will. Il personaggio di carattere e centrale della trama è certamente il capofamiglia Paul, ma tutta la storia fa perno sul giovane Travis: è lui che avverte l’intrusione di Will, è lui che scopre il piccolo ospite Andrew che sta dormendo misteriosamente nella infetta camera del nonno morto, è lui che lo tocca e lo riconduce dai genitori, è lui che dà l’inizio della fine lasciando il padre e la madre attoniti nell’ultima silenziosa inquadratura.


In questi mesi nessuno si sognerebbe mai di girare un film in cui predomina la paura di una malattia contagiosa. Nessuno. Ma si può provare a guardarne uno realizzato prima, nel 2017, un film in cui la malattia è più che altro mentale (quindi forse peggiore) e non dà segni evidenti, non trasmette sintomi, motivo per il quale un estraneo di cui non si è sicuri fa molta paura. Non si tratta di un classico horror in cui esiste un demone o un mostro che “arriva di notte” come indica il titolo: ci troviamo in un mondo apocalittico il cui il nemico più grande e pericoloso è appunto la paura, il sospetto, che ognuno ha verso ogni altra persona. Quindi il Male è dentro di ognuno, inutile cercarlo fuori di casa. Il buio è mentale e il nemico insidioso lo senti fuori e il buio, quello della notte, porta ad aumentare gli isterismi.


Il film è girato con cura e meraviglia per la cura che Trey Edward Shults ha saputo iniettare nel girarlo, con sicurezza e ottima mano con gli attori, il cui cast è certamente notevole. Il protagonista principale è un attore esperto e preparato per questi ruoli e in verità lo è anche per altri registri: Joel Edgerton. È un ottimo interprete e lo dimostra in ogni occasione. Al suo fianco, o meglio di fronte, essendo Will uno di cui Paul fa fatica a fidarsi, è un buonissimo Christopher Abbott. Anche le donne, che hanno il ruolo delle mogli, sono molto brave, come in altre occasioni: Riley Keough e Carmen Ejogo confermano le loro qualità. La rivelazione, almeno per il sottoscritto, è il giovane Kelvin Harrison Jr., che evidentemente ha stimolato l’attenzione del regista che lo ha chiamato anche per il suo film successivo (Waves - Le onde della vita) che a questo punto suscita tutto il mio interesse, perché il film in questione lo trovo molto apprezzabile.



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